Dopo le insistenti voci di corridoio che hanno preceduto l’evento, alla fine Square Enix ha finalmente annunciato Final Fantasy XVI, il nuovo capitolo della sua saga di bandiera durante il PlayStation 5 Showcase tenutosi lo scorso 16 settembre. Un titolo su cui evidente Sony pone grande fiducia, considerato che gli ha riservato il posto di “bomba di partenza” nella scaletta dell’evento.
L’annuncio è stato una ventata di aria fresca per vari motivi. Non solo per la dissomiglianza di Final Fantasy XVI dagli ultimi capitoli recenti, ma per la modalità di comunicazione e le personalità coinvolte. Ben lontano dai teaser striminziti, criptici e prevalentemente in FMV, il trailer “Awakening” è durato ben 4 minuti in cui per la maggior parte del tempo abbiamo ricevuto i primi dettagli sul setting e visto la grafica del gioco vera e propria, anche se chiaramente ancora acerba, ma che ha trasmesso con onestà ai giocatori un primo aspetto del gioco.
Questa chiarezza verso i giocatori è da ricondurre al diverso team che si occuperà per gioco, ovvero la Creative Business Unit III, precedentemente conosciuta come Business Division 5 già responsabile di Final Fantasy XI, Final Fantasy XIV e Dragon Quest Builders. In particolare alla testa del progetto troviamo nel ruolo di producer Naoki Yoshida, l’uomo responsabile della mirabile impresa di aver fatto rinascere Final Fantasy XIV e averlo reso uno dei migliori Final Fantasy di sempre, nonché uno degli MMORPG più validi di quest’epoca. Un risultato ottenuto dalla grande passione e sensibilità innanzitutto verso l’essenza della saga stessa, che è stata riconosciuta e premiata dai fan in tutto il mondo che ne hanno decretato il grande successo. Nel ruolo di director c’è invece Hiroshi Takai, da molto tempo a fianco di Yoshida come assistant director di FFXIV e in passato director di The Last Remnant e battle director di Romancing SaGa. Due figure che dovrebbero infondere fiducia in ogni fan della serie, che incarnano i due aspetti su cui sembra fondarsi Final Fantasy XVI: amore per l’essenza di Final Fantasy, ma anche desiderio di rompere gli schemi costituiti.
Risveglio
Il trailer di presentazione ci ha dato innanzitutto una chiara idea del tipo di setting in cui ci troveremo, mostrandoci per buona parte quello che potrebbe essere a tutti gli effetti l’antefatto del gioco. Messa da parte qualsiasi alterazione tecnologica, quello di Final Fantasy XVI appare un mondo fantasy medievale puro, cupo e belligerante.
Un gruppo di guerrieri, presumibilmente mercenari, parla di un’imminente battaglia chiarendo che il loro obbiettivo è l’Araldo di Shiva. Siamo in un mondo in cui le summon (qui chiamate Eikon) vengono controllate da singole persone ad esse legate. Nella cruenta e feroce battaglia a venire vediamo uno scontro tra eserciti in cui vengono fatti scontrare due Eikon l’uno contro l’altro: Shiva e Titan. Si parla di ottenere il Cristallo Madre degli avversari, anche se non viene specificato quale sia il suo ruolo.
Le scene saltano avanti e indietro nel tempo per darci degli indizi su come si è arrivati a quel punto, mostrandoci il passato. Vediamo dunque il protagonista (di cui ancora non conosciamo il nome) ancora giovane al servizio di una casata nobile, per la precisione come guardia del corpo di Joshua, figlio di un arciduca, di cui si definisce “il suo scudo”. Il ragazzino è molto prezioso non solo per il suo retaggio, ma perché sembra possedere dei poteri particolari, tanto che non gli è permesso lasciare la residenza della famiglia se non sotto scorta.
Vediamo poi che il regno in cui ci troviamo subisce un tentativo di invasione da soldati di un impero, e vediamo il protagonista difendersi da un imponente dragoon. Nell’incursione nemica, una guardia del corpo di Joshua viene uccisa brutalmente davanti ai suoi occhi e il trauma lo manda in uno stato di trance, risvegliando in lui il potere di Phoenix. In quel momento accade qualcosa di ancora più inaspettato: oltre all’uccello della rinascita, vediamo manifestarsi un altro essere cremisi dagli occhi fiammeggianti che si tramuta nell’imponente figura di Ifrit, il quale inizia a distruggere e massacrare tutto ciò che vede, nonostante le grida disperate dei servi di Joshua lo implorino di riprendere coscienza di sé.
Il video si chiude dunque con la promessa di vendetta del protagonista, apparentemente rivolta a Joshua, responsabile del massacro di quella notte, anche se non possiamo esserne certi. Quello che ci ha colpiti è che tale intento potrebbe rendere il nostro protagonista un vero e proprio antieroe, facendoci ben sperare sul suo spessore caratteriale.
Hellfire
Il trailer Awakening ci ha dato diversi spunti per capire il mood e i temi del gioco, lasciandoci con tante domande sugli eventi in ballo, che ovviamente non ci aspettavamo venire svelati tutti assieme. Siamo chiaramente in un mondo molto più crudo e cupo rispetto ad altri capitoli precedenti. Al centro della scena ci sono elementi di fantapolitica, guerra per il potere tra nazioni, vendetta… Temi umani e maturi che ci hanno ricordato per certi versi le atmosfere adulte e politiche di Final Fantasy XII e di altri titoli ambientati a Ivalice. Ma similmente anche il loro rapporto di contrasto con il divino. Le drammatiche scene del trailer sono state accompagnate dalla frase: “L’eredità dei cristalli ha plasmato la nostra storia per troppo tempo.” Un’affermazione che si discosta dall’usuale concezione dei cristalli come oggetti benevoli e tutelari, e risuona più come una ribellione a entità opprimenti e manipolatrici quali furono gli Occuria.
Del resto il conflitto tra Phoenix e Ifrit al centro dell’intero gioco (tanto da apparire raffigurato nel logo del titolo) potrebbe essere un riverbero o un richiamo del dualismo degli Scion di Final Fantasy XII. Per chi non lo ricordasse, nel gioco ogni segno zodiacale è rappresentato da uno Scion di luce e uno di oscurità; gli Scion oscuri sono quelli che si ribellarono ai loro creatori, gli Occuria, e sono gli Esper che potevamo sconfiggere e in seguito utilizzare nel gioco. Ognuno di essi aveva una controparte di luce dello stesso segno ed elemento. In FFXII gli Scion di luce vengono solo nominati nelle descrizioni testuali, ma guarda caso i loro nomi sono gli stessi degli Ascian di Final Fantasy XIV, segno incontrovertibile che Naoki Yoshida conosce bene e ha attinto dalla lore di Ivalice.
Anche senza assumere che ci siano collegamenti tra questi titoli, non sarebbe assurdo pensare che Ifrit e Phoenix siano Eikon di fuoco opposti, uno distruttiva e l’altro tutelare. Nel trailer un soldato del regno alla loro manifestazione commenta sbalordito che è impossibile che esistano due Eikon di fuoco, quindi tale dualismo sembrerebbe essere una novità per gli abitanti di questo mondo, un concetto finora tenuto segreto. Non possiamo fare a meno di notare però che prima di rivelarsi nella forma di Ifrit vediamo una figura fiammeggiante antropomorfa, come uno spirito malevolo. Possibile che gli Eikon oscuri (o quantomeno Ifrit) siano legati e complementari a quelli conosciuti, ma tenuti “sigillati” all’interno dei rispettivi Araldi purché questi mantengano il controllo di sé? La giovane età di Joshua e l’esperienza traumatica potrebbero aver permesso la liberazione di Ifrit. Sarebbe una spiegazione plausibile per volerlo tenere segregato e al sicuro.
Per ora tutto ciò rimane materia di speculazione, così come anche altri elementi nominati nel trailer come i Dhalmek, la battaglia dei Regni Gemelli e soprattutto la Piaga. Quest’ultima (oltre a riportarci subito alla mente la Piaga delle Stelle di Final Fantasy XV) sembrerebbe essere un’aleggiante minaccia sui popoli del mondo da cui è possibile difendersi solo grazie alla benedizione del Cristallo Madre. Il conflitto per ottenere il prezioso minerale potrebbe quindi essere derivato dalla mera sopravvivenza dei popoli, e non solo per mera sete di potere.
Daemons may cry
Dai primi spezzoni di gameplay appare chiaro che anche per Final Fantasy XVI si sia scelto un approccio dinamico. Se Final Fantasy XV ha portato la serie pienamente nel genere Action RPG, è altrettanto vero che tale passaggio non è riuscito al meglio di quanto ci si sarebbe aspettato. Per questo chi sta dirigendo lo sviluppo del nuovo capitolo ha voluto affidarsi a un professionista di questo genere qual è Ryota Suzuki, ex sviluppatore Capcom che ha già lavorato sia a Devil May Cry 5 che a Dragon’s Dogma.
Il ritmo di gioco di Final Fantasy XVI sembra effettivamente molto serrato, con scatti rapidi in avanti, combo e schivate, persino aeree. A primo impatto ci è sembrato un battle system sì dinamico, ma non caotico né troppo indirizzato all’hack and slash. Abbiamo anche dato un primo sguardo a quella che dovrebbe essere la magia di base Ignis (Fire) lanciata come un vero e proprio proiettile magico dalla mano. Ma l’elemento sicuramente più importante sono state le diverse abilità speciali che abbiamo visto usare contro i nemici. Il protagonista sembra aver invocato tecniche particolarmente specifiche, come un attacco con un’ala energetica ascendente, dei massicci pugni con cui pressare di attacchi i nemici ecc… Tutte abilità che richiamavano palesemente le summon classiche della serie, e che ci hanno fatto pensare che magari il protagonista, pur non essendo un Araldo, può utilizzare in combattimento alcune loro tecniche.
Post Luminous
L’aspetto visivo di Final Fantasy XVI è stato quello che ci ha colpito in modo più controverso. Se dal punto di vista artistico il setting e le atmosfere oscure e medievali ci hanno intrigato moltissimo, sul lato tecnico abbiamo delle riserve. In particolare i personaggi ci sono sembrati ancora troppo anonimi e simili a quelli di FFXIV. Anche se è vero che avere dei protagonisti dal design appariscente è un vizio a cui la serie ha abituato i propri utenti che non dovrebbe per forza perpetrarsi, è la qualità dei modelli poligonali che ci ha lasciato tiepidi. I design di esseri come il Molboro e il dragoon ci sono sembrati invece ben ispirati.
Chiaramente quello che abbiamo visionato è un primissimo stadio del gioco ed è del tutto naturale che risulti ancora acerbo e poco rifinito. Come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, abbiamo apprezzato la trasparenza di mostrarci il gioco in questo primo livello di sviluppo, piuttosto che sbatterci in faccia un montaggio fatto apposta per il trailer che poi potrebbe dover subire un downgrade in corso d’opera.
Non potevamo non notare inoltre l’accompagnamento musicale dai toni particolarmente drammatici, che per stile ci ha ricordato quelli di Final Fantasy XIV. Non ci sorprenderebbe quindi se Masayoshi Soken venisse confermato come compositore del titolo.
Il fatto che il trailer fosse in lingua inglese è segno che lo sviluppo del titolo è seguito e supportato da vicino da Square Enix, che sicuramente vorrà ottimizzare i tempi di localizzazione (sperando che trovi una soluzione migliore rispetto a quella adottata per Final Fantasy VII Remake che ha portato ai problemi di adattamento che conosciamo).
Pur nella sua forma ancora grezza, Final Fantasy XVI ha assolutamente solleticato la nostra curiosità, soprattutto perché vi abbiamo scorto i presupposti per una storia matura dai temi fortemente umani, pur nella sua ambientazione fantasy particolarmente cupo. Rimaniamo in attesa di ricevere altri dettagli rimasti fuori dal trailer, con particolare curiosità su eventuali altri protagonisti (un Final Fantasy con un unico personaggio giocabile sarebbe a dir poco controverso).
Square Enix ha annunciato che rilascerà ulteriori dettagli su Final Fantasy XVI solo nel corso del 2021, quindi è verosimile aspettarsi che l’uscita del gioco non avverrà prima del 2022. Non ci resta che metterci l’anima in pace e avere fiducia nel lavoro di Naoki Yoshida e Hiroshi Takai alla testa del loro team.
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